Apple sceglie la Campania, ovvero Napoli, come primo Centro di sviluppo app in Europa L’ottima notizia della prossima apertura in Campania, nello specifico a Napoli, del primo centro di sviluppo app d’Europa ha acceso notevole interesse e curiosità in noi di DOTIT, già attivi e rodati nel campo dello sviluppo di software e applicazioni mobile e su varie piattaforme (iOS – Android) per le aziende e la PA. Consci degli sviluppi positivi che un polo d’istruzione di così alto livello possa portare per aiutare il nostro settore ad evolversi, emanciparsi e fondersi con i business più tradizionali e sospingersi con quelli più innovativi avevamo voglia di coinvolgerti in questo bellissimo progetto. Le premesse in cui sorge il progetto Dopo alcune controversie sorte in Italia nel 2015 sugli utili maturati qui ma tassati in Irlanda e risolte in maniera abbastanza favorevole ad Apple (l’azienda ha versato all’Erario 318 milioni di euro a fronte degli 879 di evasione dell’Ires contestati tra il 2008 ed il 2013), il Governo italiano è riuscito ad ottenere dal colosso di Cupertino, noto in tutto il mondo per l’innovatività e la qualità percepita dei suoi prodotti, l’apertura del primo centro di sviluppo app in Europa nella città di Napoli, che si prevede sarà un grande motore per lo sviluppo delle app iOS e per tutta l’economia digitale. Apple è molto attenta all’istruzione, seguendo le orme del suo founder ed ex CEO Steve Jobs, fondatore nel 2008 della Apple University di Cupertino nata come centro di sviluppo e formazione del personale Apple, sia per quel che riguarda la vision aziendale, caratteristica fondamentale dell’azienda californiana, che per la formazione in marketing e strategia d’impresa. Qualche dato su cui riflettere Se la creazione e lo sviluppo di applicazioni per dispositivi mobili è di per se un business molto lucrativo, che ha contribuito con 20 miliardi di dollari (circa 18,5 di euro) al fatturato di Apple nel 2015, i ricavi che ne potranno ottenere la città di Napoli e l’Italia intera in termini di digitalizzazione dei processi economici e burocratici sono immensi, del resto la California non sarebbe tale senza la Silicon Valley. Analizzando i dati si scopre che dei 20 miliardi di dollari citati sopra 14,7 siano arrivati direttamente alle aziende e agli sviluppatori di app. Nella sola Europa il giro d’affari delle app iOS dà lavoro a 1,4 milioni di persone, 1,2 milioni direttamente tra sviluppatori ed imprenditori in startup, i cui guadagni sono stati oltre 10,2 miliardi di Euro raggiungendo il pubblico di tutto il mondo. In Italia, che è un po’ in ritardo quando si tratta di digitalizzazione rispetto agli altri paesi UE con lo 0,4 percento della forza lavoro impegnata in questo settore contro una media europea dello 0,7 percento, il business della app economy coinvolge circa 75mila operatori, lasciando intravedere ampi margini di crescita grazie anche ad iniziative come quella di Apple. All’incontro con i manager californiani avvenuto il 28 aprile a Napoli, erano presenti 20 imprese napoletane già attive nell’information technology con strumenti informatici compatibili con gli applicativi in ambiente iOS che vantano un fatturato di 180 milioni di euro e circa 1800 dipendenti, che hanno promesso di assumere i cento ragazzi di questo primo anno di formazione sperimentale. C’è molto fermento da parte di tutte le aziende che creano app intorno a questo bel progetto insomma. La scelta della location Una rosa iniziale di 3 location era stata proposta ai vertici di Apple e le autorità nazionali e locali spingevano per trovare una soluzione nell’area di Bagnoli, anche per cercare di aiutare la riqualificazione già prevista nell’area, come ad esempio l’ex base NATO già fornita di alcune infrastrutture fondamentali per un progetto così ambizioso. I pragmatici manager venuti dagli U.S.A. (erano presenti all’incontro napoletano la senior manager Sernur Tatari, oltre a Daryl Hawes e Gilles Deltel) sono più propensi, però, per il terzo piano della facoltà d’ingegneria nel polo scientifico di San Giovanni a Teduccio che consentirà agli studenti di essere d’avanti ad un computer con un software tra le mani il prima possibile, con la gioia del partner istituzionale di Apple in questo progetto che è, appunto, l’Università Federico II di Napoli. I millecinquecento metri quadri, composti in 73 stanze già cablate, con prese elettriche al suolo e con wi-fi vedranno i primi 100 studenti già da ottobre alle prese con lo sviluppo degli applicativi iOS, per poi immettersi dopo un anno nel mercato del lavoro con competenze specifiche uniche o magari arricchire il loro curriculum con ulteriori corsi di formazione per sviluppatori offerti da partner di Apple in tutta Italia. I corsi di formazione dovrebbero ampliarsi ad un pubblico di 500 o 600 studenti non obbligatoriamente laureati. L’edificio che sfornerà le app per l’azienda di Cupertino sarà ospitato in un parco tecnologico di 200mila metri quadri: un’area con biblioteche, centro congressi con tecnologia 3D (da completare entro la fine dell’anno), laboratori, un parco pubblico e 20 mila metri quadrati di locali interrati, oltre a un parcheggio con 400 posti auto. E’ anche previsto un auditorium a tecnologia 3D con 439 posti e due sale da 50 e 150 posti. Creazione di valore sul territorio L’aspettativa per questo innovativo progetto è tanta che Tim Cook, CEO di Apple che è sempre stato in prima linea sul lancio di questa scuola d’alta formazione professionale ha affermato: “L’Europa è la patria di alcuni degli sviluppatori più creativi al mondo e siamo entusiasti di aiutare la prossima generazione di imprenditori in Italia ad acquisire le competenze necessarie per avere successo. Il fenomenale successo dell’App Store è una delle forze trainanti dietro gli oltre 1,4 milioni di posti di lavoro che Apple ha creato in Europa e presenta opportunità illimitate per le persone di tutte le età e aziende di ogni dimensione in tutto il continente” – lasciando intendere che il progetto potrebbe non fermarsi qui ed essere integrato con altre realtà europee. Resta il fatto che Napoli sarà l’apripista Europea nel settore della app economy e anche se si spera che verranno catalizzate qui le migliori menti europee per poter accedere a questo innovativo progetto formativo si può azzardare che questa sarà una buona spinta per l’economia napoletana, meridionale e italiana tutta. Ogni economia si fonde col territorio a cui appartiene apportando benefici e, soprattutto per l’industria tradizionale in tema d’inquinamento ambientale, malefici. Se nel nord del nostro paese i distretti industriali tradizionali hanno portato ad avere migliori infrastrutture, servizi sociali ed anche una cultura civica e del lavoro diversa da quella maturata nel meridione, questo progetto, si auspica, potrebbe portare alla nascita di una miriade di piccole imprese nell’area della capitale del sud, che potrebbero apportare gli stessi benefici prima citati: migliori infrastrutture digitali, servizi pubblici e di pubblico interesse più moderni e digitalizzati e, cosa più importante, una mentalità novellata che aiuti ad integrare la vecchia economia con la nuova, che, perché no, veda i pastorelli di San Gregorio Armeno adornare i presepi di tutto il mondo! Anche perché, nonostante i videogiochi rappresentino ancora il settore di maggior introito per l’app economy, molte aziende innovative hanno sviluppato prodotti che riguardano il turismo, la cultura e la sanità, tutti settori che hanno ricadute dirette sulla vita quotidiana della cittadinanza.